Conclusa la Rassegna di Verona tiriamo le somme e facciamo un bilancio.
La novità importante è la nascita della Piwi Italia che raggruppa così definitivamente le varie associazioni regionali che nel corso degli anni si sono costituite. E’ un passo molto importante che sancisce il riconoscimento delle varietà resistenti e i relativi vini a livello nazionale.
A margine di un convegno sul “Vigneto del Futuro” tenuto dal Prof. Scienza, i presidenti delle associazioni regionali hanno ufficializzato il nuovo organismo il cui presidente è il Prof. Marco Stefanini della FEM di Trento, uno dei massimi ricercatori italiani nel campo del breeding e profondo conoscitore delle varietà resistenti.
Il Vinitaly ha avuto quindi questa anticipazione così che gli appassionati e addetti ai lavori hanno potuto degustare in anteprima le diverse tipologie e annate dei vini presenti nei vari stand.
Da parte nostra con sei vini in presenza, siamo una delle cantine più rappresentative del segmento e i riconoscimenti avuti nel corso dell’ inverno hanno permesso un’ampia discussione attorno alla nostra realtà.
Interessante l’incontro con Stefania Belcecchi esperta di comunicazione e giornalista di Civiltà del Bere, e con Sara Missaglia giornalista lombarda e sommelier professionista. Entrambe nuove adepte alla sostenibilità del vino attraverso il breeding naturale.
Abbiamo tenuto a battesimo poi il libro di Antonella Danzo, il primo, per ora, dedicato esclusivamente alla descrizione e ai dettagli tecnici dei Piwi che lei definisce Super sostenibili.
Lara Loreti de Il Gusto e La Stampa ha poi introdotto il nostro El Masut come taglio bordolese Piwi da uve Merlot Khorus e Khantus e Cabernet Eidos.
Opinione diffusa che nell’ approccio alle varietà resistenti non esiste una componente negativa. I vini sono buoni e ogni cantina personalizza e vinifica come ritiene opportuno; si fanno meno trattamenti in campagna e questo è ampiamente documentato; le analisi dei vini dimostrano che si tratta di vini perfettamente equiparabili agli altri classici presenti nei vari mercati; il percorso viticolo è sostenibile con meno impatto ambientale a livello di CO2 e di mezzi meccanici operativi e meno interventi a difesa chimica.
Per quanto riguarda la manifestazione, la prima dopo il periodo pandemico, i risultati in termini di presenze e di interesse sono stati incoraggianti e il pubblico è stato sicuramente di qualità.
Venezia Eventi con le brave Maria Botter e Angela Merati ha dato vita al primo evento nazionale Vini Piwi a cui hanno partecipato 30 produttori di vini resistenti in rappresentanza delle regioni che maggiormente stanno investendo su questa viticoltura sana e oltre il biologico.
La si è svolta nella prestigiosa sede dell’ Hotel Carlton on the Gran Canal a Venezia.
Per il Friuli c’eravamo noi di Terre di Ger con tre vini in degustazione: Feltro Bianco 2021 (oscar miglior vino assoluto alla Rassegna dei Vini Piwi 2022 alla Fondazione Mach), Caliere Rosso 2020 (miglior vino rosso assoluto alla Rassegna dei Vini Piwi 2022 alla Fondazione Mach) e il Limine 2020 nostro vino bianco di pregio.
Notevole afflusso di appassionati, giornalisti e operatori di settore e un caloroso abbraccio a Luca Gonzato, forse oggi unico punto di riferimento didattico e di comunicazione del settore viti e vini resistenti con il suo blog e sito informativo. La giornata si è articolata su due masterclass molto significative condotte dai sommelier FISAR, e il nostro Caliere Rosso è stato selezionato come unico vino rosso.
A contorno dell’evento si è tenuta la tavola rotonda con il presidente di Piwi International Alexander Morandel e i presidenti delle Piwi Regionali. Si è discusso di promuovere la Piwi Italia come massima espressione del movimento nazionale e di aprire così il dialogo con le altre nazioni europee sugli obiettivi della sostenibilità in viticoltura e la definizione burocratica del riconoscimento dei vitigni nei vari disciplinari.
Il successo della rassegna fa da spinta per i prossimi eventi di Cortina d’Ampezzo e di Milano per l’anno prossimo.
Lo scorso 10 Novembre nelle prestigiose sale delle Cantine Collalto a Susegana, ONAV Treviso ha organizzato una interessante serata tecnica sulle nuove frontiere della viticoltura sostenibile data dalle varietà resistenti, considerate ormai come viticoltura oltre il biologico.
Il Prof. Marco Stefanini di Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige ha introdotto con estrema sintesi e chiarezza le motivazioni che stanno alla base della ormai decennale ricerca con ibridazione naturale tra varietà portatrici di resistenza alla malattie fungine e vitis vinifera. Ormai re-incroci di sesta, settima generazione con il risultato che le attuali varietà sono pienamente considerate a tutti gli effetti varietà da vino.
La problematica del mutamento climatico con patogeni sempre più aggressivi e virulenti sta compromettendo la viticoltura in molte zone particolarmente vocate, che comporta interventi sempre più frequenti e massicci in vigna. Con il risultato che per salvare i raccolti, si crea un danno inquinante pesante. Stefanini e i ricercatori italiani e stranieri stanno ormai da anni sperimentando e sostenendo la necessità di avere vitigni sempre piu tolleranti e resistenti ai funghi, isolando sempre più geni di resistenza per poter fare una viticoltura in ambienti sani, per chi ci lavora dentro il vigneto e per coloro che ci vivono attorno. Terre di Ger è una delle aziende prime in Italia a credere in queste “varietà resistenti” e ormai presente sui mercati con sei etichette.
Eravamo presenti alla successiva degustazione con i nostri vini, Limine, El Masut e Arconi accompagnati dai formaggi dell’eccellenza italiana Latteria Perenzin di San Pietro di Feletto. Robert Spinazzè ha raccontato la sua personale esperienza con gli incontri con Erhard Tutzer, fra i pionieri del breeding con la sua quasi maniacale ricerca di selezioni clonali e delle prime esperienze in Germania con gli agronomi di Friburgo e in Svizzera con Valentin Blatter. Raul Brugnera ha invece introdotto i vini spiegandone le caratteristiche tecniche. Molto interessante l’abbinamento del nostro El Masut 2020 con il formaggio stagionato biologico proposto da Perenzin.
Un ringraziamento agli organizzatori ONAV, in particolare Thomas Cescon e Marco Merotto.
Prende forma la nostra nuova azienda interamente biologica a Feltre nelle Dolomiti. Dopo il vigneto di Pinot Nero, completiamo con il Solaris, la varietà piwi per eccellenza della montagna. “……Solaris kissed by the sun…” è lo slogan della piwi international. Infatti nel colle di San Fermo a Villaga il sole illumina e scalda fin dalle prime ore del mattino tutti i 4 ha aziendali.
Con un sesto di impianto di 2,80×1,20 e un allevamento a Sylvoz il Solaris è una vite vigorosa, forte, adatta ai terreni e ai climi di montagna. Il vino che ne deriva ha raffinati sentori floreali e fruttati, con aromi di frutti tropicali e agrumi. Impreziosito da una gradevole acidità.
Abbiamo pensato al Solaris per completare la nostra gamma di vini resistenti, dai bianchi Bronner, Sauvigner Gris, Soreli e Sauvignon Kretos e Rythos; ai rossi Merlot Khorus e Kanthus, Cabernet Eidos e Prior.
Il Pinot Nero delle Dolomiti è il vino più elegante e signorile, non poteva mancare in azienda. Sembra quasi che il sole che bacia il Solaris attraversi il colore del Pinot Nero, infatti la trasparenza è la sua caratteristica principale. Gli aromi spaziano dal vegetale, menta e aneto, ai frutti rossi come ciliegia e fragola.
Strada facendo, vi racconteremo la fioritura, la maturazione dei grappoli e la vendemmia.
L’annata 2018 del Limine Terre di Ger prodotto con varietà resistenti ha già conquistato firme autorevoli del panorama vitivinicolo italiano e internazionale.
Il Limine, un vino che ha permesso a Terre di Ger di varcare le soglie del biologico, guardando al futuro. È il nostro piccolo grande orgoglio: prodotto con le migliori uve da varietà resistenti PIWI – in particolare un blend di Soreli e Sauvignon Kretos – ha già conquistato i cuori di giornalisti e tecnici di settore molto autorevoli del panorama vitivinicolo. Questo si rivela come un altro grande passo avanti per la diffusione della cultura PIWI in Italia e il conseguente riconoscimento della qualità delle varietà resistenti. Le recensioni positive accrescono il potenziale di queste viti e delle loro uve, incoraggiandoci a dare il meglio per continuare a seguire la nostra mission naturale.
Un
vino piacevole quanto scorrevole – Andrea Gabbrielli su “Vinotype”
Il 5 febbraio scorso, sul magazine online Vinotype diretto da Rosanna Ferraro, è uscito un articolo a firma di Andrea Gabbrielli, pluripremiato giornalista del settimanale economico “Tre Bicchieri del Gambero Rosso”. Gabbrielli, abituato a coniugare con grande sensibilità storia e cultura, così scrive:
Il Limine 2018 Igt Venezia Giulia Bianco ha colore paglierino dorato e delicati profumi di frutta tropicale, pesca bianca, di pera, su uno sfondo di note vegetali con una lieve foglia di pomodoro; in bocca è pieno, morbido, caldo di alcol. Nuovamente si avverte la sensazione fruttata, tropicale, armonicamente acida. Lungamente persistente, è un vino piacevole quanto scorrevole, con un’accattivante fondo sapido. Anche a distanza di giorni dall’apertura della bottiglia il vino mantiene i suoi profumi e sapori. Ideale per gli spaghetti alle vongole, pasta al ragù bianco, rigatoni con la bottarga di muggine, pesce ai ferri o in padella, coniglio e carni bianche in genere.
Bevuta
equilibrata e finale fruttato – Stefano Tucci su “I vini del Golosario”
Questo mese il Limine 2018 è stato anche protagonista della rubrica “Il vino del Giorno” de “I vini del Golosario”, blog curato da Paolo Massobrio, famoso giornalista e critico eno-gastronomico che ha collaborato con numerosi giornali – La Stampa, Avvenire, Bell’Italia – e programmi televisivi. La recensione firmata da Stefano Tucci descrive il vino così:
Il Limine 2018 è ottenuto da vitigni poco conosciuti ai più, nati grazie agli studi sviluppati dall’Istituto di Genomica Applicata di Udine che hanno ottenuto uve con una maggiore resistenza alle malattie. 10 % di sauvignon Kretos, che dal più noto Blanc eredita la struttura e la leggera nota erbacea anche se ad emergere è la frutta tropicale, in questo caso la banana; per il restante 90% uva soreli che invece regala al vino persistenza gusto-olfattiva, profumi intensi di mandorla e vaniglia. La bevuta è coerente ed equilibrata, tenuta in piedi da una bella freschezza. Il finale è fruttato, che ricorda la mela.
PIWI: dai primi incroci ad oggi. Il Presidente FISAR Luigi Terzago ci spiega l’evoluzione delle varietà resistenti.
Durante una degustazione dedicata ai vini PIWI Terre di Ger, organizzata dalla FISAR Delegazione Vercelli-Novara nella loro storica sede di Vercelli, il presidente nazionale Luigi Terzago, una figura di riferimento per quanto riguarda la cultura e lo studio delle PIWI in Italia e non solo, ci ha spiegato in un’interessante video l’evoluzione delle varietà resistenti. Un breve viaggio storico dai primissimi incroci francesi del 1800 fino ai risultati odierni che ci portano a considerare i vini ottenuti da questa varietà, un autentico prodotto del futuro.
Giugno è stato un altro mese importante per Terre di Ger e la rivoluzione PIWI. Tra degustazioni e serate a tema, il tema delle varietà resistenti sta riscuotendo sempre più interesse tra appassionati e addetti ai lavori.
Assoenologi Veneto a Terre di Ger
Venerdì 7 giugno l’Assoenologi Veneto Occidentale è venuta a trovarci in cantina per una degustazione tecnica dei nostri vini PIWI, compreso il nostro nuovo bianco che sveleremo in autunno, sempre da varietà resistenti a base Kretos e Soreli.
Il nostro agronomo e prezioso consulente Dott. Patrizio Gasparinetti ha parlato dell’evoluzione storica delle varietà resistenti, sottolineando la differenza tra l’approccio tedesco di Friburgo e quello friulano dell’università di Udine. L’analisi dei vini è servita per intavolare un interessante dibattito sulla gestione in vigneto e poi in cantina di queste varietà.
La gestione agronomica è fondamentale e supera di gran lunga la componente enologica. I vigneti devono essere monitorati lungamente durante tutti i mesi estivi e in particolare in prossimità della vendemmia, estremamente precoce e con uve sensibili a variazioni ai livelli di acidità e zucchero.
Durante la visita ai vigneti è stata focalizzata la resistenza alla peronospora con analisi delle foglie e di verifica delle cellule che isolano e cicatrizzano la malattia.
PIWI in Degustazione con AIS Brescia
Lunedì 17 giugno a Brescia si è tenuta un’interessante serata a tema, intitolata “Le nuove frontiere” organizzata da AIS Brescia, dove si è parlato approfonditamente delle varietà resistenti.
Nicola Biasi, nostro fidato enologo, oltre che esperto pioniere PIWI e produttore, ha spiegato le grandi potenzialità che hanno queste uve e i risultati che si possono ottenere in cantina.
Si è cominciato a usare il termine “iper-biologico” proprio perché vengono abbattute le barriere del biologico tradizionale, garantendo un percorso totalmente naturale partendo dalla salute del suolo fino al calice di vino. Gli incroci di vitis vinifera permettono infatti di ridurre drasticamente i trattamenti, in beneficio del vigneto e di chi lavora all’interno di esso, e di conseguenza contiene la dispersione di CO2 e il consumo idrico. Una scelta coraggiosa ma consapevole che le cantine stanno scegliendo in favore del rispetto ambientale, più che del profitto.
Il sales manager di Terre di Ger Enrico Conchione ha poi presentato la cantina, spiegando la nostra personale scommessa, il lavoro costante di ricerca che stiamo portando avanti con i nostri tecnici e i progetti che abbiamo per il futuro, parlando del nuovo vigneto che nascerà a Feltre e avrà il compito di dirci le potenzialità delle varietà resistenti in altura, su un terroir e un ambiente completamente diverso dal Friuli Grave.
In conclusione un mese di tecnica e approfondimento dal vigneto al vino, per scoprire e dare informazioni a un nuovo mondo vitivinicolo che piano piano apre a conoscenze ed esperienze.
A Vinitaly 2019 abbiamo parlato di PIWI e futuro sostenibile, focalizzando la nostra mission sulla produzione biologica e la conservazione del territorio.
Vinitaly 2019 si è chiuso con un bilancio nettamente positivo per Terre di Ger. Abbiamo avuto la possibilità di far assaggiare i nostri vini PIWI e condividere i progetti sostenibili che vogliamo portare avanti nei prossimi anni. Attorno al mondo delle varietà resistenti si sta creando molta sensibilità ed è stato stimolante parlare e confrontarsi, sia con chi non ne aveva mai sentito parlare, sia con giovani agricoltori consapevoli che hanno deciso di piantare nuovi ettari.
La filosofia PIWI ci sta guidando verso una radicale rivoluzione etica. Dopo la fondazione di PIWI Friuli Venezia Giulia nel corso del 2018, ora siamo concentrati sulla conversione aziendale al biologico – nel 2020 avremo l’ufficialità – e sui nuovi progetti che coinvolgono Feltre e la nostra azienda marchigiana “La Boccolina” dove pianteremo nuovi olivi e vigneti per creare una nuova linea di prodotti che abbia come cuore pulsante il rispetto del territorio, la biodiversità e la coltivazione sostenibile. Siamo convinti che per preservare il futuro sia necessario il ritorno alla naturalità delle nostre antiche tradizioni, con le conoscenze che la più alta tecnologia ci ha regalato in questi anni.
Inoltre durante Vinitaly, siamo stati onorati di essere presenti al Winetasting della guida Doctor Wine by Daniele Cernilli, in degustazione con vini di altissima qualità: un segnale importante che ci conferma come i vini naturali PIWI abbiano le stesse ottime potenzialità di quelli ottenuti con vitigni tradizionali.
Grazie a tutti coloro che sono venuti a trovarci e hanno contribuito a darci la carica per continuare questo percorso di riconversione cominciato oramai quattro anni fa e nel quale non abbiamo mai smesso di credere.
Abbiamo incontrato Nicola Biasi al Merano Wine Festival: ci ha spiegato il suo punto di vista sulle PIWi e il lavoro di ricerca che sta portando avanti con Terre di Ger.
Nicola, spiegaci cosa sono le PIWI.
Le PIWI non sono altro che varietà di vitis vinifera come tutte le altre, non hanno nulla da invidiare a quelle tradizionali. Ciò che le differenzia è un fattore molto importante: l’alta resistenza alle malattie. Questo naturalmente non significa che ne siano totalmente immuni. Tutto dipende dalle condizioni climatiche delle aree di interesse: in certe zone con poche piogge e una ventilazione perfetta si può persino arrivare a zero trattamenti mentre in altre meno favorevoli se ne possono fare tre o quattro, questo contro i 15-20 tradizionali. Dal punto di vista della sostenibilità questo porta chiaramente un grande beneficio, producendo automaticamente meno anidride carbonica e riducendo drasticamente il consumo dell’acqua. Se mediamente vengono usati 400 litri d’acqua per ciascun trattamento, si può parlare di 6000-7000 litri risparmiati in un anno, che nel periodo di desertificazione che stiamo vivendo sono un contributo importante per il pianeta. Con le conoscenze agronomiche ed enologiche che abbiamo oggi, ognuno di noi può fare la propria parte per preservare l’ambiente e il territorio: è un nostro dovere. Dai vitigni resistenti si può produrre vino buono?
Sì e ci sono le prove. Al di là dei falsi miti sui vini naturali, posso affermare che è assolutamente possibile fare vini di ottima qualità con viti resistenti. A dire la verità – come si può vedere qui al Merano Wine Festival – lo si sta già facendo e il fatto che una manifestazione così importante stia riconoscendo il valore delle PIWI è una dimostrazione che siamo sulla strada giusta. C’è una corrente di pensiero che dice che dai vitigni resistenti si fanno vini cattivi ma è falsa, probabilmente si tratta di una convinzione che risale ai primi esperimenti con queste varietà, quando ancora non c’erano le tecnologie e le conoscenze necessarie per vinificarli nel modo giusto. Una cosa che oggi non ci manca e che ci ha fatto fare un grandissimo salto qualitativo rispetto al passato.
Cosa pensi dei produttori che investono nei vitigni resistenti?
Ho un profondo rispetto per loro perché sono persone che ci credono fermamente, investono soldi per seguire una strada che non è la più facile, anzi: un produttore che pianta viti resistenti spende il doppio di chi pianta un vigneto normale perché le barbatelle costano molto di più. Inoltre, non solo si fa un grande investimento in fase di impianto ma anche successivamente nella fase di comunicazione: serve infatti maggior sforzo per far conoscere le varietà al consumatore. Chi compie questa scelta di sicuro non lo fa per cavalcare un’onda, quella dei vitigni resistenti non è una moda, piuttosto una corrente di pensiero che fortunatamente sempre più imprenditori stanno seguendo, mettendosi in gioco in prima persona per portare avanti un progetto di vinificazione realmente sostenibile e fare del bene all’ambiente.
Su che tipo di vino bisogna puntare per commercializzarlo nella maniera giusta?
I vini da viti resistenti dovrebbero sempre essere collocati in una fascia alta di mercato: se produci un vino base, di certo non funzionerà. Questo perché, nella grande distribuzione, andrebbero a competere con vini prodotti con varietà molto più conosciute. Al supermercato il consumatore non troverà nessuno che gli spieghi le caratteristiche di un Bronner o uno Johanniter, perciò, automaticamente, metterà nel suo carrello un vino che gli dia più sicurezza, come uno Chardonnay, per esempio. Se invece puntiamo su vini di fascia alta è fisiologico che vadano nelle enoteche o nei ristoranti dove è più possibile che ci sia un sommelier che riesca a trasmettere i valori e la filosofia di quel vino al consumatore finale. Per questo dobbiamo lavorare sia in vigneto che in cantina per produrre vini importanti.
Spiegaci che tipo di lavoro stai facendo con Terre di Ger.
E’ un progetto di sperimentazione ma parliamo di una sperimentazione concreta e razionale. Robert Spinazzé in primis crede moltissimo nel futuro delle PIWI e a Terre di Ger abbiamo piantato diversi ettari di vigneti con l’intenzione di aggiungerne presto altri quindici nel Bellunese. Io sto seguendo tutta la parte enologica, concentrandomi naturalmente sui vigneti resistenti, con l’obiettivo di fare vini della migliore qualità possibile, con una bevibilità importante, e allo stesso tempo valorizzando al massimo il nostro territorio. Infatti credo fermamente che il vitigno sia un potente mezzo per esprimere il massimo del potenziale che il suolo ha. I vitigni resistenti ci aiutano anche in questo, a “vendere” il territorio e a valorizzarlo perché puntare sul vitigno non è mai vincente, tutti i grandi vini vendono il territorio. Abbiamo fatto quindi un lavoro minuzioso e importante per capire quali varietà si adattassero al Friuli, questo tramite l’analisi dei terreni e assaggiando moltissime volte le micro vinificazioni dei vivai per capire ciò che poteva esprimersi al meglio sulla nostra zona.
Non abbiamo la verità in mano ma stiamo facendo il percorso più logico che ci permetta di fare meno errori possibili e di trovarci in cantina con tutti vini buoni per poi trovare, tra i migliori, il prodotto d’eccellenza.
Qual è il tuo sogno per il futuro delle PIWI?
Sono sicuro che gli imprenditori che abbracceranno questa strada saranno sempre di più. Il mio sogno per il futuro delle varietà resistenti è quello che siano ammesse nelle DOC (ad oggi sono ammesse solo negli IGT) perché per il consumatore finale sarebbe un’autentica garanzia. E’ un passo importante ma io sono fiducioso e ci arriveremo: qualitativamente i vini sono buoni – anzi ottimi – ma come in tutte le cose ci vuole tempo. Per quanto riguarda Terre di Ger invece, mi piacerebbe che in futuro la cantina, pur continuando a mantenere i vitigni tradizionali, facesse il 60-70% di produzione da vitigni resistenti. Ciò che è veramente importante è tenere sempre puntati i riflettori su questa realtà e che i produttori seguano la strada della qualità. Per raccogliere i frutti di questi sforzi bisogna avere pazienza ma le PIWI fin qui ci hanno già dato molte soddisfazioni.
Da un’idea di Roberto Baldovin e Robert Spinazzè, nasce l’associazione PIWI Friuli Venezia Giulia, per portare avanti la cultura sulle varietà resistenti, rispettando il nostro territorio.
Le varietà PIWI sono originate dagli incroci con viti resistenti alle malattie fungine, un processo di selezione che ha oltre cinquant’anni di storia e che prova a dare risposte alle tante domande di coltivazione biologica, libera dalla chimica degli interventi fitosanitari, preservando il territorio. Un sogno che oggi può diventare realtà.
Durante i nostri viaggi alla scoperta dei terroir viticoli, anche noi di Terre di Ger abbiamo acquisito la consapevolezza che la qualità e il prestigio delle uve e dei vigneti nasce prima di tutto dal benessere dei terreni e dei vigneti e dal rispetto della natura. Dunque, un ritorno alle origini e una viticoltura pulita e sana sono più che mai necessari.
Ci siamo cosi avvicinati al mondo delle varietà resistenti, inizialmente in Friuli a Pravisdomini e Pasiano e poi in Veneto nel vigneto di Mansuè, decidendo cosi di piantare i primi vigneti – 4 ha di Soreli e Sauvignon Kretos nel 2016 – e di operare un’autentica conversione al biologico che in zone particolarmente umide come la nostra si può attuare solo con viti a varietà resistenti. Quest’anno abbiamo aggiunto altri nuovi ettari di Bronner, Johanniter, Merlot Khorus e Khantus e per il 2019 abbiamo in previsione di piantare anche Monarch e Pinot Nero.
Un percorso etico, piuttosto che tecnico o di reddito, ritenendo quindi doveroso riequilibrare la natura.
Sentendo la necessità di condividere questa una nuova cultura sulla coltivazione dei vigneti e sulla produzione del vino, con Roberto Baldovin abbiamo pensato di dare una forma concreta a questo progetto per poi portarlo avanti con altri viticoltori appassionati. Ecco come è nata l’associazione PIWI Friuli Venezia Giulia, condivisa poi dai soci fondatori Gabriele Gortana, Alberto Lot, Antonio Brisotto e Moira Pizzaia e che ha l’obiettivo di essere un punto di riferimento sul territorio per quello che riguarda il mondo delle varietà resistenti, oltre che a diffondere, con il supporto di PIWI International, informazioni tramite eventi, degustazioni e incontri per promuovere una viticoltura naturale e sempre più attenta alle esigenze dell’ambiente e della biodiversità.
Per altre informazioni: piwifvg@gmail.com
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